lunedì 6 giugno 2016

La vita attraverso di te (Capitolo 1)

Sei arrivata senza invito



Questa immagine è collegata alla canzone
"E sia" scritta e cantata da
Claudia Giulietti sull'epilessia.
E' possibile ascoltarla Qui
Cara Bastarda,
indesiderata compagna di una vita, silenziosa e pronta presenza, creatrice e regista di momenti indesiderabili.
Ti ho odiata e ancora ti odio, ho cercato di dimenticare la tua esistenza sperando che il tuo non manifestarsi fosse sinonimo di assenza, guarigione, chissà... ma tu no, sempre pronta a ricordarmi che ancora ci sei, sei in me, nelle mie viscere, nel mio cervello, padrona del mio corpo più di me, burattinaia che mi costringi a movimenti goffi e insensati, ansia che mi attanaglia la gola, scariche elettriche che mi fanno sussultare in un balletto sgraziato. Io ti odio e detesto pensare che tu faccia parte di me, ti rifiuto e vorrei lanciarti anni luce lontano e invece non posso fare altro che constatare la tua presenza, subirla e viverla alla meno peggio.


Ricordo quando ho fatto la tua “conoscenza”, sei entrata prepotentemente nella mia vita in un giorno di scuola, avevo 14 anni, ero una ragazzina solare e allegra, socievole e disinvolta, andavo bene a scuola ero sveglia e mi bastava poco per apprendere.
Da “quel” giorno, da quando mi sono ritrovata sdraiata a terra dopo aver perso conoscenza, nel momento in cui sono tornata alla realtà con uno sconosciuto senso di estraneità, da quel momento tu mi hai presa a braccetto facendomi precipitare in una strada di non ritorno.
Tutto da quel momento è andato a rotoli: la scuola, le amicizie, la fiducia e la stima in me stessa, il mio stesso futuro.

In un attimo sono passata dalla ragazzina solare all’adolescente depressa ed emarginata.
Completamente sola a scuola, nessuno più con cui studiare, cervello in acqua e imparare con fatica, tanto sonno, tanta tristezza....
Spesso ho pensato di farla finita... ma forse sono pensieri che attraversano spesso la mente di un’adolescente, però per me era tutto più complicato perché tutto era cambiato dalla sera alla mattina e io non potevo fare niente per ristabilire l’ordine delle cose.

Trovare una cura che ti tenesse a bada non è stata una soluzione immediata, ho passato giornate ad addormentarmi sui banchi della scuola, momenti in cui la mia amica mi guardava con sguardo spaventato e interrogativo: perché mi muovevo così? Perché il mio braccio destro aveva dei movimenti inconsulti? Perché mentre parlavo le mie parole rimanevano di colpo troncate, perdevo il filo del discorso e mi esibivo in un “balletto” poco edificante?

Anche io avrei voluto sapere il perché di tutto questo ma un perché non c’era, era così e basta.
E così ho dovuto abituarmi all’idea di prendere 6/8 pastiglie al giorno e realizzare che mai avrei potuto allontanarmi da casa un solo giorno della mia vita senza le pastigliette con me.

Piano piano la terapia ti ha “domata” relegandoti in un angolo dove non potevi fare danni.
Tu c’eri, certo, ma non ti manifestavi e in questo mondo di apparenza io ero virtualmente sana. Non lo ero però per me, e la consapevolezza della tua presenza mi ha marchiato a fuoco l’anima.
Ero apparentemente come gli altri, ma mi sentivo diversa e questo ha finito per rendermi tale.
O forse lo ero già prima?

Claudia Giulietti


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