mercoledì 20 luglio 2016

La vita attraverso di te (Capitolo 11)

Chiusura del cerchio



L’autunno è ormai iniziato e, forse per la prima volta dopo tanti anni, con poco entusiasmo da parte mia.
Amo questa stagione per i suoi colori, i profumi nell’aria, la poesia e la romantica malinconia che la natura sa regalarti, ma quest’autunno portava con sé un “retrogusto” amaro, di sconfitta, di sogni perduti.

Era il 3 di settembre quando uscii dall’ospedale e mi ritrovavo, in un attimo, a cancellare 6 mesi di vita che per me rappresentavano il raggiungimento di un obbiettivo sognato da sempre.
Dovevo riprendermi a curare?
D’accordo, l’avrei fatto, ma con una consapevolezza maggiore.
Se dovevo buttare via quanto sognato in quei 6 mesi, volevo che almeno quel periodo conservasse per me un senso, l’unico che poteva ancora avere: una nuova cura che mi permettesse di vivere meglio rispetto al passato.

Così, uscita dall’ospedale, decido di consultare un nuovo neurologo, non perchè non fossi soddisfatta del mio abituale, ormai mio medico curante da più di 20 anni, quanto per avere un parere in più, anche alla luce del nuovo incidente accadutomi.

Non riuscivo a togliermi dalla testa che quella caduta potesse essere in qualche modo causata da un fattore a cui nessuno aveva dato peso: un angioma venoso che ho nel cervello.
Così vado da un neurologo, un primario, che in uno studio da mille e una notte, con parcella notevolmente onerosa, mi dice di non preoccuparmi per l’angioma che non rappresenta alcun rischio.
Mi propone una nuova medicina, più avanzata della precedente e con meno effetti collaterali, e mi assegna un dosaggio molto alto.
Faccio notare che nella mia storia clinica la costante è stata quella che reagisco bene a dosi minime, ma a lui non importa, più sicuro partire con la dose massima.
Nel congedarsi, mentre mi stringe la mano, mi dice in un soffio:
“solo una cosa, relativamente all’angioma: eviti di sollevare pesi. Cerchi anche di essere regolare d’intestino”.
Al mio chiedere il perché mi viene detto che queste due situazioni potrebbero causare un’emorragia celebrale…
Rimango quanto meno interdetta, ma come, prima mi dici che non c’è da preoccuparsi e poi, salutandomi, quasi se te ne stessi dimenticando, mi dici che se un giorno sono stitica posso avere un’emorragia?
Esco dallo studio fuori di me, non sapevo proprio più a cosa credere.

La vita è strana e spesso succede che guardando indietro ti accorgi che momenti che al presente hai vissuto come sconfitte si siano rivelate poi nel tempo delle vittorie.
Così fu.

La visita di quel primario non mi aveva naturalmente soddisfatta così incominciai a smanettare su internet e tra letture e telefonate approdai a quello che sembrava essere il centro d’eccellenza per chi aveva angiomi nel cervello come me.
Telefono, prenoto una visita, (tra l’altro tutto con la mutua) e dopo pochi giorni sono a Milano, all’appuntamento con un angiologo e un’epilettologa.

La visita dall’angiologo mi chiarirà una volta per tutte che il neurologo primario di cui sopra, di angiomi non ne capiva davvero niente, mi viene detto di stare tranquilla e mi viene anche spiegato, in modo molto chiaro e preciso, perché il mio angioma non è pericoloso.

Subito dopo visita dall’epilettologa, nello stesso centro, la quale, conferma la scelta del medicinale prescritto, medicinale non sedativo che quindi mi avrebbe consentivo di svegliarmi senza sentirmi “rintronata” e che oltretutto non avrebbe avuto alcuna interazione con altri farmaci. La dottoressa è però concorde con me che la dose prescrittami è per me troppo alta, così si decide di iniziare pian piano ad abbassarla.
Da 2.000 mg. al giorno, sono passata a 500, dose che ormai prendo da 4 anni senza alcun disturbo.

Tutto questo per dire che ci sono medici che oltre ad essere impreparati sono addirittura pericolosi per i consigli e le cure che danno, mentre ci sono altri, per nostra fortuna, che sanno fare la loro professione con competenza.

Claudia Giulietti

4 commenti:

  1. devi ancora capire una cosa e so bene che non lo farai mai .

    e .. e .. e..

    " LA VITA ATTRAVERSO DI TE " .. ti basta scriverla con carta e penna , almeno questi li scegli .

    non CAPIRAI MAI CHE LA MALATTIA E' LA CAUSA E LA GENERAZIONE DELLE SCIOCCHEZZE CHE FAI E FARAI .

    LA VITA SEI TU E TE LO DEVI METTERE IN TESTA .

    lo scrivere ste cose ti porta solo alla DEPRESSIONE E RISPARMIA GLI ALTRI .

    NOI E NOI E NOI .

    tanto posso scrivere quello che voglio perché da ammalato NON LO FACCIO E NON LO FARO MAI .

    una tua risposta me la risparmio tanto nemmeno so chi sei .

    NOTTE ..

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  2. ..

    .. ..BGHBCFSDFGHGBGVGVJFGBJG JNJBJHBNJ

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  3. Ciao Ale, sono Claudia, l'autrice di questi racconti. Scusami se ti rispondo solo ora, solo ieri ho scoperto la presenza dei tuoi commenti. Sono assolutamente d'accordo con te su quanto hai scritto nel primo commento, noi non siamo la malattia, noi siamo noi ed è per questo che ho scritto queste pagine, qualche anno fa. Le pagine che tu stai leggendo sono il racconto del percorso che ho fatto dalla comparsa dell'epilessia nella mia vita al riuscire ad accettarla. Quanto ho scritto è stato scritto proprio con l'intento o meglio, la speranza, che altre persone sofferenti di epilessia non ci mettano, come me, 25 anni, per capire che noi siamo noi e che quanto pensano o dicono gli altri non deve minimamente influenzare la nostra vita. Per me è stato liberatorio smettere di nascondere la cosa, parlarne liberamente, scriverci una canzone e cantarla in pubblico. Ognuno deve trovare la sua via, l'importante è che la nostra autostima e i nostri sogni non vengano intaccati da una malattia che, purtroppo, ancora oggi, suscita discriminazioni. Usciamo allo scoperto, parliamone perché quante più persone la conoscono tanto più sarà facile viverla meglio. Ciao Ale e buona giornata.

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  4. ciao Cla ,
    sono Ale e non serve un genio per capirlo ovvio .Non metto in discussione la tua tempestività , in più da uomo che sono , io non ne sono per niente il massimo .
    L'acqua sotto i ponti corre via per andare dove vuole .
    A parte questo preambolo che sembra un addio . Gli addii non li sopporto e nemmeno ci conosciamo figurati .
    Non mi lamento ; mi lamento dell' approccio pessimo che una persona mette nel fare e nel vivere le Robe che percorre perché tutto è una corsa .
    Dobbiamo mettere PASSIONE in quello che facciamo e sempre .
    La PASSIONE siamo noi, siamo quel che siamo perché ci viene da DENTRO .

    Tu l'hai messa nella musica e ti esce spontaneamente senza cercarla .
    Io ,nel mio piccolo che è grande, ce l'ho negli occhi e nelle parole che mi saltano fuori ogni giorno e,da quasi scrittore, non me ne pento ne sono fortunato perché cosi' mi considero .

    (( ammazza quanto sei mattiniera.. Io a quell'ora sono rinco perché la Natura ha forza.. ))

    .. passa un fine settimana come ti pare .

    Ale


    TI SCRIVO

    Ti parlo, anzi, di solito frequente spesso
    indiscutibile , opinione personale
    le parole mi escono dal di dentro
    si affacciano prepotenti ed irrefrenabili
    seppure salvandomi , quasi, nel trapiantarle ancora vive
    poi corrono come infantili e severe
    in quel nascondino difficile da ritrovare.
    Conservo il ricordo d’ averlo fatto
    difendo la loro ragione d’ opinione espressa
    mi dilungo nel cercare da dove sono uscite
    non mi perdo se sono entrate parole scorrette
    lontano da torture di passaggio
    ideali solo a chi non ne ha troppa curanza.
    A chi ho parlato ?
    Scrivo quando mi parlo
    appoggio inchiostro su carta
    di sicuro non me ne scorderò
    perché solo il gesto dà frutti all’ ortografia.
    Leggo per imparare a conoscermi,
    per rispetto alla civiltà
    per non dare onore a chi ne manca.
    Di tanto in tanto sono colpevole,
    lo capisco durante
    lo capisco poco dopo.
    Distendo la matita.

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