martedì 21 novembre 2017

EPILESSIA, A TRADIMENTO

Sono le 2.05 quando mi arriva una forte crisi epilettica, nel sonno.

Sono in stato confusionale, e al buio: non riesco a capire dove sono.

Spaventato, sbatto a pugni, con violenza, tutto ciò che incontro nel buio. Dove sono?! Comincio a urlare, a chiamare mia madre con tutto il fiato che ho in corpo, perché piano piano ho la vaga sensazione di essere a casa dei miei. E continuo a sbattere sempre più forte quello in cui mi imbatto.


Una volta trovata la luce, per caso, ho la conferma: è casa loro - ho riconosciuto la stanza e pian piano sto riacquistando coscienza.

Sopraffatto dalla mancanza di fiato non riesco a parlare, mi sento ansimare forte. Come avessi corso fino allo stremo.

Cerco e trovo un farmaco antiepilettico potente che si usa per certe "occasioni speciali", e vado verso la cucina per sciogliere le gocce in un bicchiere.

Ma mentre faccio questo sono sorpreso da "avvertimenti" violentissimi. Sono "scosse", simili all'inizio delle crisi - la cosiddetta "aura" - e temo a ogni istante che preludano una nuova crisi. E ho paura di cadere lì, sul pavimento. Di farmi male.

La sensazione (nota) è che quella che ho avuto sia solo l'inizio di un "evento critico", la prima di una serie di altre crisi - quelle che si chiamano "a grappolo", o cluster - e che arrivano ininterrottamente - una ogni pochi minuti, senza tregua -per una notte intera e si placano solo al mattino. Dopo dosi massicce di farmaco. Estenuante.

Le gocce, intanto, continuano a scendere lente. "Se casco qui, in cucina, mi faccio male", penso, e mi dirigo verso il letto, a corsa: "così cado sul morbido, l'importante è arrivarci".

Nel frattempo, finalmente ho contato 50 gocce: un dosaggio alto ("da intossicazione farmacologica", come ripetono gli epilettologi, che tanto mica le vivono sulla loro pelle), e che prendo d’un fiato.

Dopo un po', mi placo. Mi faccio una camomilla, per verificare di aver riacquistato le mie facoltà.

E ora c'è da affrontare la paura di chiudere di nuovo gli occhi. E essere sorpreso, nel sonno, ancora una volta. A tradimento. E anche se queste cose mi capitano da quando ero bambino, ho ogni volta la stessa, identica paura. La stessa identica sensazione di solitudine.

Sono solo le 3.15, quanto sarà lunga questa notte?

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