venerdì 24 novembre 2017

EPILESSIA, AMICIZIE FRATERNE E "MERITOCRAZIA"

Nel 1982 mio padre ebbe un brutto incidente e questo segnò un’impennata delle crisi epilettiche (quelle che, come si dice oggi, hanno una “componente emotiva”). Sopratutto a scuola - facevo le elementari e avevo 8 anni -, me ne venivano anche più d’una al giorno.
Ma di epilessia si sapeva molto poco (e ancor meno si parlava). Così, quando le crisi arrivavano, la maestra andava regolarmente nel panico e i compagni si paralizzavano dall’imbarazzo.


L’unico a rimanere calmo era Francesco, il mio compagno preferito e ancora oggi amico fraterno. Mi prendeva per mano e mi portava a camminare per i corridoi. Per calmarmi. E ci riusciva.
Francesco è poi diventato un neurologo, e anche bravo. Ma nell’ospedale in cui lavorava la “specializzazione” del primario era mortificare i "sottoposti" e impedirne la crescita professionale. E così è emigrato.
E’ andato a Londra, dove lo hanno assunto subito. Ma la “city” era troppo caotica, si è spostato a Brighton, dove lavora al The Royal Wolver Hampton NHS Trust.
E’ diventato epilettologo (!) e dirige diversi reparti, dall’epilessia infantile a quella adulta. Fa ricerca e insegna all’Università. E non "risponde" a nessuno, se non dei risultati che deve presentare in fondo all’anno. Che sono eccellenti.
Francesco, ancora oggi, nei momenti più bui, “mi porta per mano, a calmarmi”. E sa bene quel che io ho sperimentato come paziente (e credo molti di noi): che i “grandi luminari” nostrani, troppo spesso, non sono altro che baroni incompetenti.

Di Ranieri Salvadorini

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