lunedì 27 novembre 2017

Quando perdi, non perdere la lezione.




"Quando perdi, non perdere la lezione". 

Sono delle bellissime parole scritte dal Dalai Lama.

Nei mie precedenti post ho sempre scritto che l'epilessia va combattuta su tutti i fronti e con tutti i mezzi a nostra disposizione. Che dobbiamo diventare guerrieri.


Ma negli ultimi dieci giorni la guerra è stata dura e spietata, per me. Non ne vedevo mai la fine, infatti il guerriero che viveva in me è stato battuto, schiacciato ed umiliato dalla malattia. Il guerriero era diventato l'ombra di se stesso, un'ombra sbiadita e cedevole.
Non combattevo più, mi ero chiuso, ero diventato introverso, quasi muto. Nulla per me aveva una ragione e continuavo a pensare, pensare, pensare; pensavo talmente tanto che poi alla fine non ricordavo nulla.

Avevo chiuso il mondo intorno a me, ero arrivato persino a chiedermi  perchè la malattia avesse colpito proprio me invece di qualche altra persona; un pensiero che, non mi vergogno a scriverlo, è di una cattiveria e meschinità inaudita, eppure è così, ero diventato cattivo, cattivo anche nei confronti delle persone intorno a me che nonostante tutto mi stavano vicino. 

In queste situazioni non è l'epilessia il problema, ma sei tu e non ti accorgi di questo, continui imperterrito il cammino nel tuo mondo delirante e tutto quello che esiste e vive intorno a te è il problema del tuo problema, è colpa di tutto e di tutti, di certo non tua.
Non parli, non vuoi uscire, se esci le persone ti danno fastidio, vuoi solo stare a casa e mandare a fanculo tutto il mondo. Quanta rabbia. Chi ti chiede "come stai, oggi" lo prenderesti a pugni per farlo tacere. Che follia dentro di me.

Poi la persona che ti è più vicina ti dice  che "devi fare violenza su te stesso". E' vero, devi combattere contro te stesso, la malattia deve passare in secondo piano anche se non ti da tregua, devi capire quanto stronzo sei diventato e arrabbiarti, tornare nel mondo normale, essere quello che eri e cercare quello che hai perso. Piano piano ci sono riuscito e forse la prima vittoria è stata proprio scrivere queste quattro parole.

Davide



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